Tra realtà e fantascienza

Le problematiche  dell’alimentazione futura correlata al suo sviluppo sostenibile in un mondo dove ci sarebbero state sempre più persone e meno risorse non è un tema sorto in questi ultimi anni. Infatti scienziati, uomini politici e scrittori di fantascienza già durante il corso del ‘900 si chiesero e immaginarono come sarebbero stati i nostri pasti in futuro.

Il pasto del futuro sarebbe stato composto di cibi sintetici, alghe e pillole. Nel 1923 il biologo J. B. S. Haldane propose  di seminare deliberatamente alghe sulla superficie degli oceani le quali avrebbero interamente ricoperto le acque di un denso manto verde, sarebbero state raccolte da appositi battelli e avrebbero formato la base dell'alimentazione umana.  Alternativamente proponeva il biologo "Potremmo usare altri microorganismi, ma in ogni caso nel prossimo secolo zucchero e lievito diventeranno economici quanto la segatura. Molti dei nostri cibi incluse le proteine, verranno probabilmente ricavati da fonti come il carbone e l'azoto atmosferico. Questo significa che l'agricoltura diventerà un lusso, dato che l'umanità sarà completamente urbanizzata". Nel 1928 il magazine americano Popular Mechanics affermò che latte e burro sarebbero stati derivati dal kerosene. Sempre nella stessa rivista, Winston Churchill scrisse nel 1932: "Eviteremo l'assurdità di far crescere un pollo intero per mangiare solo il petto o l'ala, facendo sviluppare queste parti separatamente". Nel 1948, Christian Century un’altra rivista americana  annunciò che l'Università della California tentava di produrre alghe mutanti con radiazioni atomiche. Nello stesso anno, la rivista Coronet descrisse un "fertilizzante radioattivo" che avrebbe moltiplicato i raccolti.

Nel futuro

Nel 1966 Arthur C. Clarke autore di fantascienza e inventore britannico scrisse sulla rivista statunitense Vogue: "Nel 2001, un intero mese di pasti per una famiglia potrà essere consegnato, in forma surgelata o disidratata, in un pacco del peso di circa 50 chili. L'unità sarà collocata in una specie di 'cuoco meccanico'. Verrà selezionato il pasto desiderato, e il computer incorporato farà tutto il resto. La carne probabilmente non proverrà da un bue, perché quella naturale è antieconomica, e potrebbe essere perfino proibita nel ventunesimo secolo. I nostri nipoti mangeranno erba, e non sapranno nemmeno di farlo. Alla fine, solo il cibo puramente sintetico potrà nutrire i miliardi di abitanti del pianeta".

Nel 1964, il chimico Sam R. Hoover dell'Agricultural Research Service di Washington credeva invece che la dieta del futuro sarebbe stata a base di proteine estratte dal pesce. Nello stesso anno, Sir Alister Hardy scrisse sul New Scientist: "Ritengo probabile che presto vedremo enormi 'balene artificiali' nucleari, per raccogliere il plancton. Entro il 1984 il plancton potrà costituire la maggiore aggiunta alle scorte di cibo di questo secolo". Il professor Callum Roberts era convinto che, una volta estinto il pesce, avremmo mangiato cibi fatti di "meduse ricostituite". Nel 1967 Science Digest pubblicò: "Entro il 2000, segatura e pasta di legno verranno convertite in cibi zuccherini. Vecchie lenzuola e tovaglie verranno acquistate da fabbriche chimiche e trasformate in canditi". Nel libro di fantascienza “ L'uomo non deve morire”, lo scrittore Enzo Biagi raccontò: "A un congresso di tecnici, il chimico Arthur Karlez di Chicago ha presentato della carne sintetica, ricavata da piante crittogame, che contiene più calcio e vitamine di quella tradizionale, è meno grassa, e ha un sapore che ricorda vagamente quello dei funghi. Costa solo venticinque lire il chilogrammo, ed è in via di perfezionamento".

Negli anni '70 molti paesi tra cui anche l'Italia, fecero investimenti per cercare di sfruttare per l'alimentazione degli animali, e forse anche  per quella umana, le "bioproteine" ricavate dai microorganismi coltivati nel petrolio. "Data una produzione annua attuale di 1250 milioni di tonnellate, senza nuocere all'industria dei carburanti e dei lubrificanti, sarà possibile produrre venti milioni di tonnellate di proteine, che coprirebbero largamente l'odierno deficit, che è nell'ordine di tre milioni di tonnellate". Tuttavia il  progetto venne cancellato, ufficialmente per il rischio che i microorganismi potessero rivelarsi nocivi. Riguardo al vecchio mito che gli uomini del futuro si sarebbero nutriti di pillole, Manfred Kroger, nutrizionista della Pennsylvania State University, afferma oggi: "Teoricamente è possibile, ma per provvedere 2000 calorie al giorno ci vorrebbe una pillola di quasi mezzo chilo".
Anche gli alimenti tradizionali che oggi giorno sono comunemente presenti sulle nostre tavole sarebbero diventati irriconoscibili. Nel 1968 James Reynolds, del Ministero dell'Agricoltura USA, disse che la trasformazione dei cibi sarebbe stata così radicale che non sarebbe nemmeno più servito sedersi a tavola. "Oggi parliamo ancora di cibi per astronauti, ma domani i cibi dello spazio diventeranno mangiare di tutti i giorni. L'energia atomica servirà a conservare ogni specie d'alimento. Il frigorifero diventerà un arnese inutile perché le derrate alimentari, trattate con i raggi gamma oppure disidratate, si potranno conservare anche vent'anni senza bisogno di basse temperature". In America 2000, Luigi Romersa raccontò la sua esperienza dopo esser stato invitato a un "pranzo del futuro". "C'erano anche il vino e il whisky e una scatoletta di pillole con scritto sopra Martini. Il vino era naturalmente in polvere, il whisky sembrava cipria dorata e il Martini aveva l'aria di una compressa d'aspirina, soltanto che era verde. Con mezzo bicchiere d'acqua si faceva una bevanda normale, e devo dire che non era cattiva". Nel 1983 Ronald Cape, della Cetus Corporation, asserì: "Probabilmente si arriverà a scoprire qualche virus iper-energetico che dispensi una persona dal nutrirsi per un mese. In fondo esistono alcuni per i quali mangiare è una noia".